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La storia di Antonia, dai maltrattamenti alla rinascita


Non riesce a contenere le lacrime agli occhi Antonia ogni volta che ripercorre la propria storia. Una storia che l'ha vista prima precipitare nell'incubo della violenza famigliare e poi rinascere, insieme ai suoi figli, dopo un percorso presso la Comunità genitore-bambino “Sergio Cravero” di Oasi Giovani. Una realtà che aiuta quotidianamente tante donne che attraversano un momento di difficoltà relazionale ed emotiva a voltare pagina e a ricominciare una nuova vita.

In occasione del 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, gli operatori vogliono far conoscere la storia di Antonia, unica ma simile a tante altre vittime di maltrattamenti.


La donna arriva in Comunità nel 2018 insieme ai suoi tre figli. Un maschio, Marco, e due femmine, Viola e Lucia. Ha denunciato il marito: violenza psicologica, talvolta anche fisica (solo su di lei, non sui ragazzi). Su richiesta dei servizi sociali, il nucleo viene inserito nella Comunità di Oasi Giovani.

Se i minori, nel tempo, continuano a mantenere rapporti con la figura paterna, per Antonia arriva la separazione dal marito. Un iter, come non sempre avviene, portato avanti in modo civile, senza inutili guerre.

In Comunità, con l'equipe di Oasi Giovani, viene avviato un percorso per arrivare all'autonomia. E dopo quattro anni Antonia è pronta a “spiccare il volo”. Oggi lavora, ed ha trovato un piccolo alloggio in affitto insieme a Lucia e Viola. Marco, diciottenne, ha invece scelto di andare a vivere con il padre.


Raccontando la propria storia, Antonia ripete più volte la parola rinascita«Quella in Comunità – dice emozionata – è stata un'esperienza che resterà per sempre nel mio cuore. È grazie agli educatori che ho potuto raggiungere l'autonomia e ricostruirmi una vita, non finirò mai di ringraziarli».

«I primi giorni non sono stati facili – confessa Viola –. La Comunità non è certo il luogo dei sogni per un adolescente, ma poi un po' alla volta la situazione ha preso forma. Stando in casa, dall'interno, non mi rendevo conto dei soprusi, venivano quasi visti come normali. Dall'esterno, allontanandomi, ho invece capito quanto la situazione fosse sbagliata, quanto venissero influenzate le nostre vite». Ora la ragazza, anche per via dell'esperienza vissuta, sogna di lavorare nel sociale.


«Dopo un periodo di permanenza nella nostra Comunità – spiegano gli operatori di Oasi Giovani – vediamo queste donne rinascere. All'inizio sono fragili, timide. Poi diventano donne forti, e a testa alta si rendono conto di non essere più le stesse persone di prima. Il nostro scopo è sostenerle nell'acquisire una propria identità di madri e di donne, supportandole anche nel ruolo educativo genitoriale».


Evidenzia il presidente di Oasi Giovani Gianfranco Saglione: «La Comunità “Sergio Cravero” è un fiore all'occhiello del nostro ente. Il lavoro viene svolto in segretezza, per questioni di sicurezza, e in rete con tante realtà del territorio. La nostra equipe costruisce progetti non sulle mamme ma con le mamme: la cosa primaria è entrare in relazione con ogni ospite»«E le donne – aggiunge – col tempo tornano ad essere protagoniste della propria vita».